To Lady M
Allontanai l'immediato impugnando l'ira,
Remisi al vento l'aere sermo,
Onde nei lai l'afflato spira;
E l'eco fa al dolore schermo.
Nodrì la bocca maraviglia,
Attese il fiordo della gola;
Diluminò però le ciglia
Costui, che stando la speranza ruola.
Indifferente il viso nel sentiero,
In fede la meta che sia,
Come il corsaro in sovra del veliero,
Alla tempesta o inver del suo messia.
La spuma orla il calice,
L'ebrezza il suolo àlice:
Per quanto possa alcun fiumare
In sé, la foce non impluvia il mare.
La bolgia distendeva le sue braccia,
Nella frequenza, sempre la medesma,
Che se alla turba gaudio ne procaccia,
Arriva ai nove e d' essi non centesma.
Così discissi nel vano turgore
Dell'impressione ch'al cuore coarta
Tornare a cui lo mosse, il primo Amore,
In terra sol colà dove si apparta.
Ma non confessa quel l'affine
Ago alla meta che s'innava:
Pur non avendo questo il crine
Amor e il viso Invicinava.
Il giro come l'orbita sinuava,
Della quaterna compagnia ducata;
E il modo la timida amata
A me porgeva, e non tremava.
Il sonno ormai l'iridi agguata:
L'azzurro nel sogno s'inciela;
Come rifulge la mano posata,
Così quel sole cui la vista gela.
Perché ritrae lo spirito se anela
l'agire? e in esitare incanta,
mentre scolora del tempo la tela,
Che avria tramato- ed ora ammanta.
|